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Trento, 21 gennaio 2022
Strategie anti-covid contraddittorie (e inutilmente costose)
Interrogazione a risposta scritta presentata da Lucia Coppola
consigliera provinciale/regionale Gruppo Misto/Europa Verde

Il Parlamento austriaco ha approvato l'introduzione del vaccino obbligatorio: è il primo Paese europeo a farlo. La misura entrerà in vigore il 1° febbraio. Dal 24 gennaio in Francia sarà utilizzato il Green pass "rafforzato" che prenderà il posto del "pass sanitario" che poteva essere attivato anche con un tampone negativo. Lo ha annunciato il primo ministro oltralpe, Jean Castex .

Così nei due Paesi che confinano con l’Italia.

Con il nuovo monitoraggio dell’Iss alcune regioni potrebbero cambiare colore. A correre il rischio maggiore è la Valle d’Aosta: con il 69% di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ordinari e il 24% nelle intensive, può finire in zona rossa. Verso l'arancione Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Abruzzo.

E' attesa oggi la firma per il nuovo Dpcm sul Green Pass. Si allargherà l’elenco dei luoghi dove è obbligatorio possedere la certificazione verde. Il vincolo riguarda tutte le attività di "servizio alla persona", ovvero parrucchieri, centri estetici e studi di tatuaggi. Non servirà per alimentari, farmacie e negozi per animali. Nel Cdm di oggi, dovrebbe essere approvato anche un indennizzo per coloro che subiscono danni collaterali dalla somministrazione dei vaccini.

Ieri in Italia si sono registrati 188.797 nuovi casi di Covid, per un tasso di positività del 17%, e 385 vittime. Questa la situazione, al di la delle chiacchiere di sedicenti esperti che ipotizzano a breve la fine della pandemia, suscitando nei cittadini il legittimo sospetto che la precauzione ed i divieti ormai non servano più, e mi riferisco non ai no-vax (molti dei quali sostengono che la pandemia sia una invenzione dei governi e dell’industria farmaceutica) ma ai cittadini che si sono vaccinati e si adeguano alle prescrizioni comportamentali.

Il quadro è abbastanza chiaro, le misure di contenimento un po’ meno. In televisione, dove prevalentemente sono invitati primari ospedalieri di reparti per malattie infettive – normalmente una branca quasi secondaria della medicina ospedaliera – si paventa continuamente il pericolo della saturazione dei posti di cura e delle rianimazioni (per chiedere un ampliamento dei reparti che generalmente contano poco nell’organizzazione di un ospedale) ma si evita accuratamente di indicare come si potrebbero evitare ricoveri e forse anche vittime.

Un gruppo consistente di medici (per lo più medici di base) sostiene da tempo che molti pazienti con Covid conclamato (non semplici positivi a tamponi antigenici, in molti casi asintomatici) potrebbero essere curati a casa propria purché si intervenga nei primissimi giorni dal contagio e con farmaci adeguati.

Presupposto per queste cure precoci è l’esatta individuazione dei pazienti veramente ammalati. Per farlo occorrerebbe disporre dei tamponi molecolari e non dei semplici antigenici che talvolta individuano pazienti con una carica virale insignificante o falsi positivi/negativi. Mi è stato riferito il caso di una persona che essendosi sottoposta ad 8 tamponi antigenici, uno al giorno, consecutivi e sempre con esito negativo si è recata in ospedale per partorire ed essendo stata sottoposta a tampone molecolare è risultata positiva. Probabilmente un caso fra molti.

Altri casi riguardano famiglie ove sono presenti componenti positivi al virus e altri no. Sono stata informata del caso di una famiglia di 4 persone dove una figlia dodicenne e vaccinata con due dosi è positiva (sempre con tampone antigenico) mentre l’altro figlio di sette anni già vaccinato con una dose e i due genitori, entrambi vaccinati con tre dosi, sarebbero negativi. Poiché i genitori sono entrambi lavoratori dipendenti possono recarsi tranquillamente sul posto di lavoro, mentre il figlio (negativo) è costretto a rimanere a casa. Poiché i genitori vogliono evitare di diffondere il virus, nel caso in cui il tampone antigenico ai cui hanno fatto immediatamente ricorso avesse certificato una falsa negatività, si sono rivolti al medico di base chiedendo la prescrizione di un tampone molecolare, ricevendo un rifiuto, con la motivazione che non può prescriverlo. Se proprio vogliono farlo la facciano a pagamento (80+80 euro).

Per la verità qualche esperto ormai sostiene che il tampone antigenico sia inutile proprio per la non affidabilità del responso e, quando serve, occorrerebbe fare un molecolare.

Qui a Trento succede esattamente l’opposto. Sembra che ai medici di base sia stata impartita la direttiva di non prescrivere tamponi molecolari e se il paziente li chiede è invitato a farseli a pagamento (80 euro circa). Un direttiva – se confermata – che mina alla base l’efficacia della prevenzione dell’ infezione e provoca probabilmente, nei pazienti veramente ammalati di Covid, un inutile e pericoloso aggravamento della sintomatologia (con conseguente ricovero ospedaliero). Per non parlare dell’inutile intasamento di farmacie e centri che eseguono i tamponi antigenici.

Tanto premesso

interrogo il Presidente della Provincia di Trento per sapere se:

– corrisponde al vero che ai medici di base sia stato impedito di prescrivere tamponi molecolari o siano stati invitati a dirottare i pazienti su tamponi antigenici (poco affidabili);

– il medico di base è autorizzato a prescrivere farmaci di provata efficacia (antivirali e non solo) e poter curare quindi i pazienti nel proprio domicilio, anziché dover prescrivere il ricovero ospedaliero.

 

      Lucia Coppola

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